lunedì 3 novembre 2014

Stato d'animo nel combattimento

Stato d'animo nel combattimento


 
Per essere un buon combattente fondamentale è lo stato d’animo, il saper controllare le proprie emozioni, il saper dosare la propria energia, quando non c’è stato un giusto apprendimento, se i timori inconsci non sono stati trasformati in consapevole prudenza, se ogni spavalderia non si è tramutata in una sana fiducia nelle proprie possibilità, “il nemico” può materializzarsi sotto forma di un disagio con se stessi, di un’errata reazione, di un’eccessiva tendenza alla sfida, della paura improvvisa di non farcela.







Il combattente esperto deve raggiungere un equilibrio mentale e fisico, la consapevolezza di sé e dei propri movimenti devono diventare automatici, solo così l’attenzione durante il combattimento può essere rivolta quasi continuamente all’esterno, e sarà ampia nel valutare come si comporta l’avversario, sarà ristretta nel portare a segno l’azione offensiva o nell’anticipare quella altrui.





La tensione nervosa tende a salire man mano che ci si avvicina il confronto con l’altro, il vero combattente sa sempre come comportarsi.

Un livello minimo di tensione è necessario, ai fini della concentrazione, vengono, infatti, messi in moto meccanismi fisiologici difensivi atti ad affrontare l’evento. Se però questo livello di tensione aumenta notevolmente, essa si trasforma in ansia, situazione disadatta (si può creare agitazione, sudorazione, comportamento aggressivo, ecc.) con complicazione anche a livello psicologico (depressione, pensieri negativi).

La giusta tensione rende la successiva rapidità più efficace. Il combattimento ottimale deve essere molto rapido, e termina dopo un breve scambio di colpi. La difficoltà maggiore nel riuscire in questo sta nel non commettere alcun errore, pena il non riuscire ad attuarlo.




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